sabato 27 febbraio 2016

che cosa raccontano dei guanti alla moda


ma quanto può raccontare un semplice gesto alla moda... se il protagonista di Tempesta e Bonaccia, uomo ottuso e troppo innamorato di sé, avesse compreso che cosa si nascondeva dietro ad un semplice gesto avrebbe evitato il ridicolo... ma era troppo innamorato di sé per capire.

"Si occupava di abbottonarsi e sbottonarsi i guanti"...



Infatti... ecco che cosa accade:

"rientrato con Fulvia all'Albergo Milano, posai il cappello coll'aria tranquilla d'un uomo cui nulla fa premura, deciso a trattenermi. La giovane mi guardò un momento con meraviglia, quasi aspettando che mi congedassi".

Per capire fino a che punto il nostro protagonista si rende ridicolo dovrete leggere il testo fino in fondo.

una bellezza delicata


In Prima morire la Marchesa ci descrive due tipi di donne: da una parte Eva, donna dalla femminilità prorompente, dall'altra Mercede di una bellezza delicata.
Eccola il giorno del suo matrimonio attraverso le parole di Leonardo:


Fu soltanto la mattina delle nozze, che potei vederla con un’abbigliatura, che metteva in rilievo la sua figura e la ornava. Avevo scelto io stesso il suo abito nuziale, tutto bianco, come lo portano le spose della sua età. Invece di quelle preziose stoffe di seta, dure, che fanno delle pieghe verticali stecchite, e danno tutte le donne la figura conica delle vecchie madonne di legno, avevo scelto un fine tessuto di lana di Casimira, morbido, che si drappeggiava dolcemente in linee curve e flessuose.
Io la guardavo, meravigliato e giulivo di quella trasformazione. Vestita così, la Mercede era una bella fanciulla; non di quelle bellezze appariscenti che colpiscono alla prima, e fanno scomparire le altre donne al loro confronto; ma una bellezza delicata e gentile, che non risulta dalle linee perfette, ma da un insieme armonioso, su cui l’occhio si riposa con compiacenza. In un’adunanza sarebbe passata inavvertita, ma a chi, per avventura, l'avesse osservata, sarebbe indubbiamente piaciuta.





piccoli particolari di civetteria femminile



Piccoli particolari di civetteria femminile...

Lei è elegantissima: ma ci mette dell'affettazione. Cambia abbigliatura ogni giorno. E' sempre in bianco all'ora della lezione perché è di mattina. Ma sono delle matinées ricercate e piene di fronzoli.
Il primo giorno aveva una vestaglia bianca con uno strascico smisurato, ed una serie di fiocchi scarlatti che scendevano dalla nuca fino all'estremità della coda. L'indomani aveva una gonnellina corta tutta gale e ricami, con una cappina di mussola guarnita d'una profusione di nocche di velluto nero. Il giorno dopo aveva un’altra cappina di bambagia fitta, con ricche increspature di trina, miste di fiocchi di nastrino di tutti i colori dell'iride.
Il divano dove siede per assistere alla lezione è in faccia ad un grande specchio. Lei siede sempre come se posasse dinanzi ad una macchina fotografica. Tiene in mano un ricamo, ma è sempre occupata a guardarsi.
Ieri aveva delle pianelline di raso azzurro, colle calze carnicine ricamate a mazzetti di miosotidi. Si dimenò tanto, finché riescì ad accomodare l’abito in modo da potersi vedere nello specchio tutto il piedino.
Queste cose le fa con garbo. Quando s'accorse che l'abito era troppo abbassato, e che l'effetto della sua bella calzatura era perduto, andò a pigliare un posapiedi, e nel tornare a sedersi respinse l'abito così bene indietro, che nel piegare le ginocchia lo fece salire un buon palmo dinanzi.
Ebbe un sorriso di gioia infantile quando si vide seduta così; sono certo che il ricamo deve averne
patito, perché tutti i momenti sbirciava un'occhiata allo specchio.
 
Ancora una volta tratto da Prima morire

 

 
 

una moda meno vestita...



La nostra marchesa descrive abiti alla moda ma descrive anche...


"La settimana scorsa, una mattina, avevo appena terminata la lezione del mio giovane di negozio, il Thalberg in erba, e stavo mettendo in ordine le carte sul pianoforte, quando il mio scolaro, che s’era accostato al finestrino, si voltò a farmi segno di raggiungerlo, ed il suo largo viso prosperoso era tutto ridente e beato.
Aveva scoperto, giù nel primo piano della casa di contro, il gabinetto da bagno di una signora. Si vedeva che era uscita allora allora dal bagno; era tutta avvolta in un accappatoio bianco, che le si ammantava intorno con pieghe fantastiche. Aveva i capelli neri d’un bel nero lucente, e li aveva rialzati sul capo alla maniera delle statue greche; più rialzati che non consenta la moda, forse per evitare di bagnarli. Ma quell'acconciatura le dava un'aria classica, che si adattava benissimo alla sua figura alta, svelta, tondeggiante ed altera. Aveva ancora i piedi nudi, e portava due pianelline rosee, che sporgevano dall'accappatoio ad ogni passo, e lasciavano scorgere una caviglia bianca come marmo.
La bella donna passeggiava su e giù pel suo gabinetto, facendo dei passi lunghi un po’ teatrali, con un libro in mano che di tratto in tratto socchiudeva. Ed allora si fermava e faceva dei gesti guardando la punta delle sue pianelle, come se ripetesse dei versi, o una parte da commedia, a misura che l'andava studiando nel libro.
In fondo allo stanzino si vedeva la vasca di marmo bianco, e sulle sedie accanto, abiti, biancherie, gonnelle, stivaletti, una quantità di oggetti che non si potevano distinguere bene a quella distanza".

Ecco che racconta in una delle epistole attraverso cui si snoda il racconto di Prima morire.


un altro assaggio sulla moda del tempo


Un passo tratto da Un matrimonio in provincia della Marchesa Colombi

" Si parlava delle mascherate degli ultimi giorni di carnovale, e d'una festicciola da ballo, dove la Giuseppina e la Maria erano state. la Maria descriveva la loro abbigliatura di quella sera; era bianca di crespo guarnita di rose pallide; e la vita, che non era scollata si abbottonava, non in mezzo al petto, come la solito, ma da un lato".

Un'interessante raffigurazione di abiti dell'epoca.

parliamo di moda

Una donna di grande valore, di grandi valori... ma attenta alla moda. Ne ha scritto da giornalista, ne ha scritto nei suoi romanzi. Ecco un esempio:

"Le cugine erano in gala, con una cappina di panno, il manicotto, il goletto di pelliccia, il velo del cappello ben teso sul viso fino alla punta del naso, ed un buon odorino di violetta, ce mi metteva in gran suggezione".

Più o meno vitini di vespa, lunghi abiti, cappellini complicati come erano complicate le testoline che coprivano, guanti morbidi che accentuavano la grazia dei movimenti...
più o meno così

martedì 23 febbraio 2016

per conoscere la Marchesa Colombi

Per chi fosse curioso di scoprire la biografia della Marchesa Colombi...




Silvia Benatti
La Marchesa Colombi Una scrittrice nella Novara dell'Ottocento 
Interlinea, pp. 48, euro 5
Collana "Aironi" Serie "Novaresi nella storia"
isbn 978-88-8212-949-1
Nata nel cuore della Novara dell’800, La Marchesa Colombi è 
un’autrice ancora oggi ristampata, letta, apprezzata e studiata, 
anche all’estero: dopo la riscoperta da parte di Italo Calvino molte 
sono le traduzioni recenti del suo romanzo più noto, 
Un matrimonio in provinciae le varie riedizioni in Italia delle 
opere meglio riuscite, mentre In risaia già nell’Ottocento fu 
tradotto in inglese, francese e tedesco. Maria Antonietta Torriani, 
questo il suo vero nome, trascorse l’infanzia e la prima 
giovinezza vivendo nel centro storico della città. Sfuggendo 
al cliché consueto per l’epoca che voleva la donna maritata o 
zitella in famiglia o tutt’al più monaca, con grande spirito di 
indipendenza, ancora giovane, si trasferì a Milano, si 
impegnò nella sensibilizzazione verso la condizione femminile 
e divenne giornalista e scrittrice. Fu amica di Giosue Carducci 
e nel 1875 sposò Eugenio Torelli Viollier, fondatore del 
“Corriere della Sera”, di cui fu la prima firma femminile. 
Ambientò a Novara alcune delle sue opere più lette restando 
per anni un’intellettuale di primo piano (autrice tra l’altro del 
galateo più diffuso, La gente per bene), finché, separatasi dal 
marito, nei primi anni del Novecento si defilò dagli ambienti 
letterari e condusse una vita appartata dopo essersi trasferita a Torino, 
dove si spense nel 1920.

L'AUTRICE
Silvia Benatti, insegnante novarese, autrice di apparati e strumenti 
didattici, studiosa di letteratura femminile, collabora da anni 
con il Centro Novarese di Studi Letterari, di cui è vicepresidente, 
e ha curato presso Interlinea la riedizione delle maggiori opere 
della Marchesa Colombi, sulla quale ha condotto e pubblicato 
diverse ricerche organizzando un convegno internazionale di studi 
nel 2000.



l'educazione delle giovani fanciulle


Proprio lei che credeva nell'importanza dell'educazione letteraria nelle scuole ebbe una singolare formazione. Ce lo svela quando racconta in Un matrimonio di provincia di Denza e delle sue passeggiate con il padre.....

" Non ci mandava neppure a scuola, perché diceva che tutte quelle ore d'immobilità sono micidiali. C'insegnava lui di quando in quando a leggere, scrivere e far di conto. E durante le nostre passeggiate faceva la nostra educazione letteraria. Almeno lui lo credeva, perché ci raccontava l' Iliade , l'Eneide, la Gerusalemme. Si animava, gesticolava narrando di eroi che si battevano soli contro un'armata, sollevavano macigni grossi come montagne e li scaraventavano contro il nemico, compievano le imprese più stupefacenti ed in verosimili; , quando finiva quelle narrazioni, il povero babbo era tutto ansimante ed in sudore, come se quelle gesta le avesse fatte lui.
Noi non dividevamo punto la sua ammirazione. prive dell'attrattiva della forma, dette così fra due campi di granturco, quelle cose ci parevano stravaganze, e non ci riusciva di capire come potessero costituire la nostra educazione letteraria. Le confondevamo con certe fole bislacche, che ci raccontava la zia nelle sere di pioggia, e non le trovavamo neppure belle".